giovedì 20 ottobre 2011

Mai dire mai

Intanto, non volevo.
Non era nelle miei intenzioni. Ci avevano provato in tanti a convincermi, un sacco di volte. Non per cattiveria, ma non mi andava. Sono abituata a prendere gli impegni sul serio. Mio padre la pensa come me. Non so spiegarmi come abbiano fatto a incastrare anche lui, a suo tempo. Andiamo per ordine, altrimenti finisce che non mi spiego, io e la mia ligure propensione al silenzio e al divagar col pensiero. Insomma, è bastato incontrarlo. Mi è piaciuto il suo modo di camminare. Ondeggia. Lento e regale, come un leone. Prima mi ha conquistato così. Lo sguardo dolce, un po' assente, ma vicino al mio. Troppo vicino, per non cercarlo. Ogni volta che entravo in quel ristorante, cercavo di lui. Un giorno si è avvicinato. Io non lo volevo, non l'ho mica chiamato. Caldo e pacato, si è avvicinato a me, mi ha sfiorato il ginocchio e non si è mosso da lì. Per tutto il tempo. Non potevo portarlo con me, avrei voluto, ma aveva già una famiglia. L'ho lasciato, un'ultima carezza e me ne sono andata. Settimana dopo settimana mi accontentavo di uno sguardo, di una carezza. Troppo testarda per rinunciare. Ho aspettato, bisogna saper aspettare e adesso, finalmente è mio. Non lui, suo figlio. Jack ...il mio piccolo cucciolo...